Il poeta, la penna, il foglio.

Il foglio bianco è un arido grembo
Che attende d’esser fecondato,
La penna l’ingravidante strumento
E l’inchiostro il seme,
Che dalle lettere dell’alfabeto
Partorirà pensieri
Al germinar delle parole.
Infondo il poeta
È l’inconsapevole artefice
Dell’invereconda copula
Che tra un foglio ed una penna
Si consuma
Al dimenarsi eterno di una sinapsi.
E dall’orgasmo che ne viene,
È la poesia che nasce.


Nella foto: il mio morboso rapporto con la stilografica.

Della festa del papà.

Vi è un tempo per ogni cosa,
Anche per presenze
Che non fanno ritorno.
Quel tempo sottile
Che nella mente alberga,
Che dal cuore sostanza sugge.

E la vita
Nell’illusione i sui giorni dipana,
Sino alla fine.
Che il tempo non avrà .


Nella foto: Giovanni, mio padre.1927-1927.

Di me.

Tra nudi arbusti,
Ancor legni senza foglie,
La mia ansia vaga
In cerca di una mano.

Pantaloni cangianti
Al chiaro di luna
E scarpe pesanti
Sul selciato della riva.

Cos’è più lontano,
La mia giovinezza
O me stesso
Dal più profondo io?

Il lago, la mia gioia,
E una mano
Che lungo la scia d’argento fugge
Per non tornare più .

E quella finestra,
Ah, quella finestra…
Quante lune ancora
Per quella mano?

Cogliere.

Cogliere il senso di un sogno.
Ecco.
Questo vorrei mi fosse reso possibile,
adesso.
E con questo perdermi
nelle nebbie di un infinito senza tempo.
Senza lusinghe.
Senza dolore.
E nel viver fanciullo
d’ un’ anima bella
cavalcar le nuvole.
Come nel nulla più sereno.

Nella foto: luna piena, a Soiano del lago.

La guerra. The war.

La guerra
non e’ una garrula voce
nello stagno
ma
un boato d’assurde atrocità
nella quiete dell’innocenza.

Stop alla guerra!!!

War
is not a garrulous voice
in the pond
but
a roar of atrocitys
in the quiet of innocence.

Stop war!!!

L’amante.

Mi chiedessi una carezza
te la darei
solo dopo un vigoroso abbraccio.
Così.
Come la ciliegia sulla torta.
E nell’abbraccio
lievi baci a fior di labbra
per raccontarti la storia
di un amante in attesa.
Un amante,
mia dolce rosa,
può attendere all’infinito.
O come candela spegnersi
al vento della sera.

L’uomo.

Chi è mai l’uomo?
Animale che involve nella sua evoluzione
o animale che evolve nella sua involuzione.
Una lercia storia,
questa,
che vede la ragione
al servizio della bestialità
più nera.
Certo.
Qualcuno scrisse di fede e ragione
e qualcuno calpestò ambedue.
Poi,
qualcun altro ne maneggò la sostanza
e tutto rese diabolico:
l’uomo.
Essere ambiguo ,
amorevole e feroce,
pietoso e mostruoso
nei vuoti silenzi di un ego smisurato,
continua a scrivere di sè
il peggiore dei capitoli.

Carezza gentile.

Tra la siepe di lauro,
di vergogna arrossito,
come un ladro
irrompe un selvaggio
caprifoglio.
Non coglierò l’arbusto.
Lascerò crescere
la dolce violazione
al monocromatismo austero
della compatta recinzione
a sud-ovest
e, piccolo spiraglio d’apertura
tra le braccia conserte
del giardino,
sarà una carezza gentile
su cotanta chiusura.


Nella foto: scorcio del mio giardino.

Il vaso blu.

Undici rose bianche
ed undici rose gialle
in vaso blu.
Ah, questo vaso….
Non avrei potuto trovare di meglio.
Il vetro di Murano mi travolge
in silenti poesie,
a specchio nell’anima,
come vibratile riflesso
del sorriso di mia madre.
Ed il ghiaccio nel mio cuore
come dolci lacrime
al confine del cielo
si scioglie,
tra il possibile ed il probabile,
il vuoto presente toccando.
Tenera incoerenza.

Solo.

Solo
nella notte
a cercar lo sguardo.
Monta il desiderio
e lascia languore
tra le braccia vuote
e così vuote
che arrancano nell’ombra.

Ha bisogno di te
questa nuda pelle,
come il cucciolo della madre
che al seno s’addormenta
e trova sicurezze.

Solo.
Mentre il letto ti cerca
la mia mano
si muove nel nulla.

Domani
tornerò a vederti.
E tornerò a volare.