Dello spirito

Guardare lo spazio senza fine
Che all’orizzonte espande
E bere con te alla stessa fonte
Ha il gusto d’una voglia d’amore.

Come nel viaggio una pausa,
Un calice di vino, rosso rubino,
Aspro, come il furto dell’acino al vitigno,
Nell’incontro ci lega.

Solo quanto una breve distanza
Il tempo della gioia questa sera,
Ma lo spirito splenderà,
Sul terso tramonto.

M’abbandono

Nell’abbraccio della spiaggia
Ed un po’ di cioccolato
Che porto dal sole sulla pelle si posa,
È nuda l’adorazione al dio gabbiano.

Ah, svegliarmi adesso
Mentre la carne chiama,
Al profumo d’acqua, e di schiuma,
Che le caviglie carezza.

Il lago è più bello
Quando la sua porta schiude
E la giusta alcova porge
Ad impudiche voglie.

Scende dall’occhi un velo d’amore
E dal labbro un flebile sussurro
Volgendo alla Rocca un ultimo sguardo
Alla ridda di voci che al cervello batte, m’abbandono.

Solitudine

In punta di ciglia s’estende
Il mio saluto a questa terra,
Terra natia,
Terra che il mio spirito conserva.

Nel pugno come palla i ricordi,
Malinconia di carta e di papaveri,
Nel petto, di mia madre
Del cuore l’armonico pulsare.

Il nostro distacco
Un esilio di patria,
Laddove casa
È di fanciullezza il ritorno.

Una nuvola che passa
Il tempo si porta
E un cane che abbaia
Di solitudine mi narra.

[Nella foto: Campo di papaveri a Capriolo in Franciacorta]

Femmina

Come un albero
Ritta sul prato
Guardi alla bufera,
Non ti smuove, non ti coglie.

L’anima del tuo bacio
È femmina,
Mai albero ha prodotto
Frutto più bello.

Qualcosa nel sangue si muove,
Di terra, d’acqua, di noi.

E tu ritta,
Come statua di pietra
Sfidi la bufera.

Io, come una vestale,
D’ipnotica sacralita’
Distillo i tuoi umori.

Da noi

Si lava il sole
La sera nel lago.
Bagno di promesse,
L’alba di domani non avrà eguali.

E noi due qui
A condividerne la mensa
E poi il bagno,
Così ristoratore…

Sublimano le ansie
Al becheggiar leggero
Dell’impudico navigare,
Abbandonati alla notte ci conduce.

È da noi che nascerà
Il prodigio della luna,
Tra sospiri d’amore ed ondeggiar fecondo,
Al semplice tocco delle dita.

Tu

Della pesca
Il color della tua pelle,
Occhi verde albicocco
Sulla spiaggia ciondoli,
Ti tormenti i capelli.
Gaio furetto
Non ti ferma la calura
Ed invereconda lanci
La tua sfida alle cicale,
Nel massacrante rap
Che nella gola si strozza.
È una fiera della carne
Tutta questa esposizione,
A sera la grigliata fumerà
Ed il tocco
Donerà alla voglia
Un grido di dolore.

Matto

Fuori la voce dell’asfalto
Il cuore trafigge di un foglio sgualcito
A lato della strada;
Qui dentro, nudo
Nei miei peli di scimmia,
Un foglio cerco
Che qualcosa o qualcuno
Ha portato via.
Perse le parole
Una nuova canzone avrò
Quando uscendo
L’amico marciapiede mi guarderà
Incamiciato, come un matto,
Correre diretto all’abbraccio del lago.

Quale avventura…

Rivoli d’acque contorti sulla roccia
Disegnano il muschio
E lucido riflesso
Ripete il silenzio nella valle.

Quale avventura il tonfo sordo di un sasso…

Piccoli rumori,
Rumori di foresta,
E parlottar d’insetti
Ricopre la radura.

Quale avventura il tonfo sordo del mio passo…

La spiaggia

La spiaggia
È un poggio di reti
Distese ad asciugare.
In segreto
Muti il soffio dell’argilla
In carne
Guizzi sopra la sabbia
E smarrisci la sera
Nel suo vitreo umore.
Ho ancora un giorno
Ma tu hai ali per volare
E fierezza del gabbiano.

Potremo impastare una stella?

Maturità

Diafana
La diaspora
Dei sogni
Sibila
Strisciando
Sulle dune.
Ancora
Mi chiama
E il miraggio
Trascina
Querulo
L’ultimo
Alito
Onirico
D’illusioni
Care
Mentre
Dal muro
Lo specchio
Cadendo
Frantuma
L’immagine
D’un parvolo
Inquieto.