Canto

Cosmopolita in questa carne
Lentamente
In un canto mi sciolgo.
Canto alla vita,
Anche a quella che c’è
Ma non si vede,
Semplicemente canto.
E le mie mani,
In quelle d’altri lasciate,
Fissan nelle pupille
Un atto d’amore.
Tace la voce
Ma il canto segue,
Sulle amene spiagge
Del cuore.

Vestale

Una lacrima di sole
Sul tuo collo brilla;
Una goccia d’oro,
Che sui miei occhi riflette.

Di Catullo e la sua villa
Soltanto le rovine,
Ma nel tuo collare
Il santuario si consacra.

Affascinante il mistero
Immane sul tuo corpo
Cammina, si perpetua
E s’incatena.

Valerio e Lesbia
Conversano con me
Nel fulgido lucente
D’un monile.

E la danza,
Ah, la danza di vestali all’alba…
Ancorché combusta ed estinta
In questo luogo ancor si muove:

La mia anima, latina e greca,
Tra le tue adorate braccia
In una dorata aurora
È caduta.

Cometa Neowise

Frena ogni irruenza
La strisciante apatia
Di un giorno no.

Non trabocca miele dal favo,
Il corpo è un’imbalsamata immobilita’.

Attonito, e supino,
Guarderò allora una cometa.
Almeno lei si muove.

Senza calzoni è la vita

Nella lingua del vento
Questo tempo s’esprime,
L’estate non decolla.
Un’orda di schiuma
Sull’acqua troneggia
E vagabonda è l’onda,
Che a riva la porta.

Non incontro gli amici
In questo luogo segreto,
Magari un amore
O piccole digressioni,
Che soddisfazione arrecano
Ad istintivi turbamenti
Da lussuriose visioni insorti.

Il picco dell’onda, con malizia,
Dall’orizzonte mi guarda
E qualcosa suggerisce.
Sono deliziose maîtresse
La spiaggia, gli scogli, il lago…
Ed ancor più viva
Senza calzoni è la vita.

Il pescatore

Eleva le note di un canto
Oltre le reti della noia
Il pescatore.
Lampare accese
Di luce impregnano la notte,
Notte d’attesa,
Notte di sogni,
Notte di colui che non dorme
E pensa,
Con le dita sfiorando
Dell’acqua l’amenita’.
Ansima il primo spicchio di luna
Il suo respiro
E nel canto un rigurgito d’amore,
Quel bacio
Al mandracchio lasciato alla sirena,
Al brillar d’acciaio
D’una fresca umidità.

Ma quanto sei bella…

Di cultura passivi voyeur
Ci dividiamo del gabbiano il volo
Sul nudo eroe dal piedistallo di marmo.

Brucia nel naso
Un forte aroma di limone,
L’uccello s’invola.

Dall’ampolla dell’acqua la voce,
Dolce richiamo a placar l’arsura,
Avida bevi e la chioma ti bagni.

Ma quanto sei bella
In quelle tumide labbra?

La fame

Sollevassi tra le braccia
Questa luna
Ed al petto la portassi
Perché cullata
Il suo sonno non fosse turbato,
Non mi sentirei più sazio.
È fame ancestrale
La mia.
Compulsa.
E bulemica.
Di passione consumata.
Arderà tra le fiamme
L’improvviso rogo
Dall’altra sponda del lago
Le preziose trine
Che ricoprono il mio cuore.
E sarà nudo
Nella notte fonda.

La copula

Nel silenzio,
Che non si sente mai,
Come treccia s’attorce
L’edera sul fusto,
Alla corteccia avvinghiata
Un’asfittica copula
All’albero impone.
Ma l’edera è bella,
Questa pianta l’adora,
E la copula intona
Il rutilante canto
Degli amanti in amore,
Che al cielo
Impudico svetta
E d’inopportuni sguardi
Non si cura.

Il cigno

Il cigno,
Ali di pesce, becco di fiamma,
Nel nugolo bianco
È mosca rara,
Di nero regale,
Che la tenebra trapassa.

Della luce negli abissi
Come stella brilla questo nero
E di mistero
Il lago ammanta
Un giorno d’Agosto.

Nuota col cigno
Un messaggio di pace

E di Dio la voce,
Che di tanta bellezza ammalia.

A Padenghe

Su un nastro dorato
Scende dalle colline
Un treno di luce.
È un’ombra Padenghe
Al tramonto.

Caldo, fa caldo
E nell’ultimo sbadiglio
Si stira il giorno,
Tiepida la sabbia i piedi riscalda
Ed il cuore si consola.

Al calar della sera
Di piombo il Benaco svapora
Nell’intimo canneto
Che allo svolazzar di piume
Pigola d’amore.