Foss’anche dolore.

Foss’anche dolore
la grida che sale dai pruni lontani
sino al mio giardino
lascerei cantare le mie rose
E non chinerei la testa
al ruggito dei potenti:
Un cuore gentile profonde dignità
E a nulla gli valgono echi sguaiati
Di putridi lignaggi altisonanti.

Salo’.

Incatenati in un abbraccio
Incorniciano la baia
I monti a Salo’,
Il sole strisciando la penetra
Sul lago tracciando la sua scia

Ai bagliori dorati
che le tenebre percuotono
Spontanea si alza un’orazione.
E’ un’altare all’alba la riva,
questo tutto
La mia chiesa.

Ti muovi.


Ti muovi
e ti muovi
ancora
nell’inerzia
Dell’onda
Infranta
Dall’urto
Dell’ultimo
Affondo.
E’
Sovrana
La pace.
Istanti
D’eterno,
sospesi
Nell’umido
Tempo
Di umori
Bagnato,
Narrano
La vita
Nello statico
Abbandono
Mentre
Ancor
Ti muovi.

Albufera.

Ricordo di Albufera
Le spiagge di gioventù
A Valencia
E di ogni granello di sabbia
La passione,
Che d’erotismo trasuda.
Amavo a quel tempo l’amore
E di Spagna l’incarnato spirito
Nel sorriso d’un volto di sera,
Così come la nudità del mio vestire
Nel nudo incedere
D’un vissuto senza maschera.
Ebbe un nome la libertà
ma fu soltanto breve parentesi.

Bagnarsi d’autunno

I tumulti dell’animo
Come rondini
Rabbiosamente garriscono
Sul finire dell’estate.
Un’altra stagione,
Tempo di migrazione
O incupirsi d’umori.
Di tanta umidità
Muoiono i buoni sentimenti
E non sarà un letargico sonno
A lenirne gli effetti.
Dal profondo
L’urlo di una voglia di sole:
Ma quant’e’ triste bagnarsi d’autunno?

Capriolo

Di terra natia
Il sapore di questo lido
All’ombra del castello.
Guariscono e nascono
Affanni al ricordo,
Del mio tempo,
L’infanzia fu magica parentesi.
E’ la porta del mondo
Capriolo,
Oltre la porta
Le note elevano ad un canto
E mille cartoline danzano
Al sole d’ottobre.
La quiete cala sul mio cuore
Oltrepassando quella soglia.

Attesa

Mi tocca la spalla
Il mio tempo,
Qui,
Tra canne addormentate
E la placida logorrea del lago
Che conversa con la luna.
Un battito d’ali
E la mia vita dipana
Di anni il suo viaggio.
Poi, sempre qui,
Ad attendere domani
Al freddo della notte
Il tempo di dormire.

Menzogna

È una sfilata di idoli
Questo viale,
Cipressi come dei
Che conducono al camposanto.
Il mondo è più bello
Col sole
Ma fa freddo
E non scalda il cuore
L’austerita’ di verdi filari.
Rimembranze, rimembranze,
Ricordi che sulle pietre
Corrono
E risorgono in un coro
D’amore.
Scodella il sole
Il suo sorriso più bello
E sulla morte
Una splendida menzogna
Mi regala.

Come a teatro

L’autunno incalza,
Presto nudi saranno
Gli alberi,
Non sopporto questa nudità,
Spettri che al freddo languono
Nell’impietosa stagione.
Del mio giardino
I rami
Con lanterne luminose
E variopinte
Vestirò,
Così a dormire mettendo
Amare invernali sensazioni
Ed aprirò,
Come a teatro,
Uno scenario
Di magica finzione.

Notturno, di Chopin

Scroscia, a rovesci vergognosi,
Tutta la rabbia di un autunno
Appena iniziato.
È turbata la mia pacata tranquillità
Ma inutile reagir di stizza,
Quella verso gli elementi
È guerra persa.
S’esalta nel contrappunto
Di un brano di Chopin
Il mio disappunto
E ad accoglier la notte
Mi predispone,
I boati cancellando
Che giungono da fuori.