Mia dolce.

Mia dolce,
Il cuore con lo sguardo
Nelle tue mani s’adagia,
Estende un saluto.
Prima o poi passeranno le nuvole
E questo avverso tempo
Come palla di carta straccia
In un cestino andrà a morire.
Il sole tornerà,
Tornera’ l’amore.
E la notte che in un rosso si schiude
Sara’ ancor più bella.

Asettico biancore.

In asettico bianco
S’e’ spento
Di ieri il mio sorriso,
Una coltre umida
E odiosa
Li soffoca e l’imprigiona.

Ascolto nell’aria il tempo,
Lo annuso,
Ed un brivido mi coglie:
Nulla di buono ha da venire,
Nulla di buono
Per la mia liberta’.

E mentre lo spirito arranca
Nella tana l’ orso si confina.

Adesso.

Come da una lastra di vetro
Il sole dalla battigia riflette
Il raggio che di rossi tramonti
Il volto trafigge.

S’incendia lo sguardo,
L’animo rinasce
E la voglia d’amore
Ha il gusto dell’aspra melagrana
Che alla bocca mi porto.

Col sorriso del lago
Anche il mio
Ha fatto la sua comparsa.
Al tempo d’Avvento
Malato e stinto
Adesso.

Nella foto: scorcio del lago di Garda al tramonto.

A mia madre.

Vorrei essere in un dipinto del Caravaggio,
Nei “giorni belli” di Aragon,
Nel travolgente Adagietto di Mahler,
Ma soprattutto
Vorrei essere nel tuo sorriso
A Natale.
Di mio padre e mio fratello
Le mani portami nelle tue,
Congiunte alle mie
Saranno una mano sola,
Quella mano che mai nel cuore
Mi ha abbandonato.
render gioia potrebbe
Ad una triste festa
Con il lieve tocco delle dita.

Del cuore il singhiozzo.

Ah,
Quel moto di vanità
Mentre ti scuoti i capelli…
Dallo specchio soddisfatta esci
Come una figura dalla sua ombra
E lasci sul letto profumo di passione.
Un alito d’alba ti strappa da me
Confusa nella nebbia che fluttua lontano
E nel silenzio è il cuore che singhiozza.

Giornata di passione.

Giornata di passione,
La nebbia ne è lacrima
Che il lago bagna.

Il più bello dei sogni
E’ li’ che mi aspetta,
Perché farlo aspettare?

M’accosto al divano
E nudo e crudo
Dentro il sonno scivolo.

Nel cielo stellato.

Supino a letto
Nelle notti di pioggia
Gli occhi il soffitto penetrano,
Lo attraversano,
Attraversano le nubi
Ed un cielo stellato incontrano.
Dal bovindo
Dei lampi riflessi di luce
Rischiarono la noia delle dita
Che tamburellano il torace.
Per fortuna
E’ men triste
Nel cielo stellato lo sguardo.


All’imbrunire.

All’imbrunire
Alla tristezza
E’ dolce rimedio
Il notturno di Chopin.
Alla porta
Anche la ghirlanda
Di Natale
E’ incupita.
Il mio essere
Ribelle
Che frustrato
La sua rabbia
Sul di ano non doma.
La solitudine
Delle condanne
E’ la peggiore ,
Non la subirò.
Lancia in resta,
Calate le tenebre,
Andrò incontro
Al mio destino,
Dal notturno rincuorato.

Di me stesso.

Della poesia e della musica
Il fregio nel cuore ho impresso.
Ad ognuno la propria razza,
La mia… la più bastarda,
Un po’ anarchica, un po’ retro’
Che alla vita guarda
Con stoica devozione.
Ho un’anima ribelle
Che i suoi impulsi non frena
Ed una lingua di lei strumento,
Ma con tra le mani una penna
Posso accender l’universo .
E adesso,
Che piova pure sul bagnato.

Mi corron tra le mani…

In un giorno di sole
Del lago la vista
Anche ad un pedante invernofobico
Come me
D’istinto sorge della vita il l canto.
Il Benaco è una malattia
Che nudo il mio spirito accoglie
e che lo sguardo ristora
Con tanta bellezza.
Pungente l’odor di neve
Le nari ferisce
Ma il cuore che tanto forte batte
Le membra nutre
E amor profonde.
Ah, lascivi pensieri…
Mi corron tra le mani.