Volessi cogliere l’aurora
Dalle tinte rosa del tuo letto
Con gentilezza me lo concederesti.
Lasceresti scorrere sospiri
E furtivi sguardi
E lascive carezze
Nel tumultuoso evolver della notte.
Senza sonno.
Senza vita per domani.
Donerò, invece,
Luce ai sogni in attesa
Chiudendo quella porta
E portando con me
L’amaro
D’ un’ assente compiacenza.
Esistenza
Inganno
Elucubrazioni
E se penetrando le oscure nebbie dell’illusione
Mi trovassi indifferente,
Tra emozioni, pulsioni e percezioni,
A guardare l’indipendenza soggettiva
Di svagate esperienze sensoriali
Senza soggiacere a nuove realtà,
Sarei più folle?
A parziali temporaneità no,
Non potrei obbedire.
Certo che no!
La recondita coscienza degli elementi,
Ecco.
Pur essa è parziale ed effimera,
Fragile come cristallo in equilibrio,
Limitata ed inopportuna,
La’ fuori.
Tra volere e credere,
Saprò scegliere
La mia fantastica,
Intrigante e divina realtà,
Nel banale silenzio
Di una lucida indifferenza.
[Nella foto: opera di Giacomo Paolo Rossi]
Di me
Di me
Insonnia
Non ho freddo
Al buio nel mio giardino.
Qualche rumore dal bosco,
L’eco di un tuono lontano
Che ancora accresce il silenzio,
Qualche fruscio.
È la vita che cammina.
Osservo la mia solitudine rompersi
Tra le fronde di fantasmi leggeri
Mentre l’anima grida
Al gelido tocco delle sue dita,
L’ansia è la voglia
D’un mattino di sole.
Respiro immortale
La mano sul mio volto
Illumina purissima nel silenzio
Il tuo sussurro.
Le labbra si muovono al vento,
Vedo fresca ghiaia.
Ascolto l’onda rompersi
E la schiuma verso di te
In un abbraccio che ondeggia
Si gonfia
E cadono gocce di brillanti incandescenti
Sul tuo corpo raccolto.
Dall’una all’altra carezza
La mia carne traversa invincibili trame
Ed esaurisce l’infinito.
Versami ancora il tuo calore
Perché la carne congiunta
Ritrovi un respiro immortale.