Volessi…

Volessi cogliere l’aurora
Dalle tinte rosa del tuo letto
Con gentilezza me lo concederesti.
Lasceresti scorrere sospiri
E furtivi sguardi
E lascive carezze
Nel tumultuoso evolver della notte.
Senza sonno.
Senza vita per domani.
Donerò, invece,
Luce ai sogni in attesa
Chiudendo quella porta
E portando con me
L’amaro
D’ un’ assente compiacenza.

Esistenza

Esistenza
Selvaggia.
All’apogeo
Dell’arido
Grappolo,
Dietro
Un fiore
Giallo,
Scorgo
Trasalire
Dio
Nel fauno
Umano.
Soffio
Di Jeova,
Fuoco
Di Prometeo,
Al primo
Vagito
Afferro
La nuova
Vita
Nel suo
Splendente
Strisciare.

Inganno

Dov’è il gatto
Che miagola in giardino?
Il gatto non c’è.
In piscina
La mia immagine riflette.
Io
E il gatto che non c’è.
Un respiro:
La vita vagheggia sull’acqua
Odi d’amore e malinconia.
Sopra,
Un inizio di luna
All’inganno sorride
E dietro un platano
Ripara.

Elucubrazioni

E se penetrando le oscure nebbie dell’illusione
Mi trovassi indifferente,
Tra emozioni, pulsioni e percezioni,
A guardare l’indipendenza soggettiva
Di svagate esperienze sensoriali
Senza soggiacere a nuove realtà,
Sarei più folle?
A parziali temporaneità no,
Non potrei obbedire.
Certo che no!
La recondita coscienza degli elementi,
Ecco.
Pur essa è parziale ed effimera,
Fragile come cristallo in equilibrio,
Limitata ed inopportuna,
La’ fuori.
Tra volere e credere,
Saprò scegliere
La mia fantastica,
Intrigante e divina realtà,
Nel banale silenzio
Di una lucida indifferenza.

[Nella foto: opera di Giacomo Paolo Rossi]

Di me

Al mercato
Pensando a mio padre
Ho comprato girasoli,
Lampare sull’informe marea
Di anime in fermento,
Lungo la via.
A casa
Un bicchiere di vino,
Rosso,
Spirito paterno sul comodino,
Il mio cuore a letto metterò.

Di me

Lo chiamerò silenzio
Quel rumore che stride
In fondo al cuore
E chiamerò rumore
L’assordante silenzio
Delle labbra
Che al notturno lago
Guardano.

E tra silenzio e rumore
Consumerò il mio tempo.

Insonnia

Non ho freddo
Al buio nel mio giardino.
Qualche rumore dal bosco,
L’eco di un tuono lontano
Che ancora accresce il silenzio,
Qualche fruscio.
È la vita che cammina.
Osservo la mia solitudine rompersi
Tra le fronde di fantasmi leggeri
Mentre l’anima grida
Al gelido tocco delle sue dita,
L’ansia è la voglia
D’un mattino di sole.

Respiro immortale

La mano sul mio volto
Illumina purissima nel silenzio
Il tuo sussurro.
Le labbra si muovono al vento,
Vedo fresca ghiaia.
Ascolto l’onda rompersi
E la schiuma verso di te
In un abbraccio che ondeggia
Si gonfia
E cadono gocce di brillanti incandescenti
Sul tuo corpo raccolto.
Dall’una all’altra carezza
La mia carne traversa invincibili trame
Ed esaurisce l’infinito.

Versami ancora il tuo calore
Perché la carne congiunta
Ritrovi un respiro immortale.

Ascolta

Il seme
Tra le lenzuola
È un vecchio Pierrot
Gelato di pianto.
L’attimo
Si è trasformato nel tempo
E i leoni sono liberi,
Senza un perché.
Ascolta:
Siamo in un cerchio sottile
Che può gonfiarsi
O cedere
In questa nostra stagione.

Anima mia

Anima mia,
Se i nostri cuori
Non fanno che uno,
O se noi ci amiamo,
Tu ed io,
Così ugualmente
Che ne’ l’uno né l’altro
Si affievolisce,
Ne’ l’uno ne’ l’altro
Può morire.