Nel silenzio,
Che non si sente mai,
Come treccia s’attorce
L’edera sul fusto,
Alla corteccia avvinghiata
Un’asfittica copula
All’albero impone.
Ma l’edera è bella,
Questa pianta l’adora,
E la copula intona
Il rutilante canto
Degli amanti in amore,
Che al cielo
Impudico svetta
E d’inopportuni sguardi
Non si cura.
Il cigno
A Padenghe
Su un nastro dorato
Scende dalle colline
Un treno di luce.
È un’ombra Padenghe
Al tramonto.
Caldo, fa caldo
E nell’ultimo sbadiglio
Si stira il giorno,
Tiepida la sabbia i piedi riscalda
Ed il cuore si consola.
Al calar della sera
Di piombo il Benaco svapora
Nell’intimo canneto
Che allo svolazzar di piume
Pigola d’amore.
Dello spirito
Guardare lo spazio senza fine
Che all’orizzonte espande
E bere con te alla stessa fonte
Ha il gusto d’una voglia d’amore.
Come nel viaggio una pausa,
Un calice di vino, rosso rubino,
Aspro, come il furto dell’acino al vitigno,
Nell’incontro ci lega.
Solo quanto una breve distanza
Il tempo della gioia questa sera,
Ma lo spirito splenderà,
Sul terso tramonto.
M’abbandono
Nell’abbraccio della spiaggia
Ed un po’ di cioccolato
Che porto dal sole sulla pelle si posa,
È nuda l’adorazione al dio gabbiano.
Ah, svegliarmi adesso
Mentre la carne chiama,
Al profumo d’acqua, e di schiuma,
Che le caviglie carezza.
Il lago è più bello
Quando la sua porta schiude
E la giusta alcova porge
Ad impudiche voglie.
Scende dall’occhi un velo d’amore
E dal labbro un flebile sussurro
Volgendo alla Rocca un ultimo sguardo
Alla ridda di voci che al cervello batte, m’abbandono.
Solitudine
In punta di ciglia s’estende
Il mio saluto a questa terra,
Terra natia,
Terra che il mio spirito conserva.
Nel pugno come palla i ricordi,
Malinconia di carta e di papaveri,
Nel petto, di mia madre
Del cuore l’armonico pulsare.
Il nostro distacco
Un esilio di patria,
Laddove casa
È di fanciullezza il ritorno.
Una nuvola che passa
Il tempo si porta
E un cane che abbaia
Di solitudine mi narra.
[Nella foto: Campo di papaveri a Capriolo in Franciacorta]
Femmina
Come un albero
Ritta sul prato
Guardi alla bufera,
Non ti smuove, non ti coglie.
L’anima del tuo bacio
È femmina,
Mai albero ha prodotto
Frutto più bello.
Qualcosa nel sangue si muove,
Di terra, d’acqua, di noi.
E tu ritta,
Come statua di pietra
Sfidi la bufera.
Io, come una vestale,
D’ipnotica sacralita’
Distillo i tuoi umori.
Da noi
Si lava il sole
La sera nel lago.
Bagno di promesse,
L’alba di domani non avrà eguali.
E noi due qui
A condividerne la mensa
E poi il bagno,
Così ristoratore…
Sublimano le ansie
Al becheggiar leggero
Dell’impudico navigare,
Abbandonati alla notte ci conduce.
È da noi che nascerà
Il prodigio della luna,
Tra sospiri d’amore ed ondeggiar fecondo,
Al semplice tocco delle dita.
Tu
Della pesca
Il color della tua pelle,
Occhi verde albicocco
Sulla spiaggia ciondoli,
Ti tormenti i capelli.
Gaio furetto
Non ti ferma la calura
Ed invereconda lanci
La tua sfida alle cicale,
Nel massacrante rap
Che nella gola si strozza.
È una fiera della carne
Tutta questa esposizione,
A sera la grigliata fumerà
Ed il tocco
Donerà alla voglia
Un grido di dolore.
Matto
Fuori la voce dell’asfalto
Il cuore trafigge di un foglio sgualcito
A lato della strada;
Qui dentro, nudo
Nei miei peli di scimmia,
Un foglio cerco
Che qualcosa o qualcuno
Ha portato via.
Perse le parole
Una nuova canzone avrò
Quando uscendo
L’amico marciapiede mi guarderà
Incamiciato, come un matto,
Correre diretto all’abbraccio del lago.