Con un soffio
Effonderò me stesso
Nel tuo cuore.
Nella testa
Qualcosa già si muove,
Con un soffio.
E qualcosa dicon
Le tue labbra
Nella penombra.
Ti stringi a me
Quando la luna
Oltre le fronde
Cade
Ed ancor di più
Ti stringi
Al sorgere del sole.
Del giorno la luce
Ci allontana.
Sarà che lontano
Si separano i destini
Ma qui, adesso,
Risorge
La nostra luna.
Di me
Del tempo
Mi travolgono le tracce.
Fuso nelle scie
Che l’anima cingono,
Gioie e dolori
Son l’eco del mio vissuto.
Qualche rimpianto
Il petto stringe
Ma tutto è più dolce
Nel ricordo
Ed un’idea romantica
In luogo al dolore s’afferma.
Frullan nella testa
Del roseo futuro
I versi di Aragon.
Ho ancora molto da fare
A questo mondo,
Al futuro de “i giorni belli”
Io guardo, sorrido
E m’abbandono.
Lo sguardo si perde
Di noi, ad Amsterdam
Ad Amsterdam
Quante volte
Quante volte
In quel di Amsterdam,
Mai la stessa.
Sempre grande.
Non per i canali,
Di quelli tutto il mondo
È colmo;
Lei è la regina
Che i suoi artisti
Hanno incoronato.
Quante volte
In quel di Amsterdam,
Ma la prima…
Non fu mai più
La stessa.
La vita dalle tasche trabocca
A diciott’anni,
Incontenibile nei calzoni
Troppo stretti,
Troppo inopportuni.
Quante volte
In quel di Amsterdam
A raccattar brandelli di cuore
Che un boato lacerò
Una notte d’estate
A diciott’anni.
Fermi i canali,
Ferme le case,
Fermo il coraggio,
A brache calate.
Quante volte
In quel di Amsterdam…
Ed ogni volta
Di me
Qualcosa muore.
Venere
Non sempre Venere
Dalla spuma appare,
Talvolta una finestra
Aperta nella roccia
Il suo incedere mostra,
Al popolare canto
Che la brezza intona.
Non sarà così tremenda
La mia sorte
Al coglier nei suoi passi
Un frantumato raggio di sole.
Sarà soltanto effondere canzoni,
La brezza ed io,
Sino al consumar l’abbraccio
Che la schiuma bagnerà.