Sirmione.

Si leva e tramonta il sole
All’orizzonte di Sirmione.
Da levante a ponente,
Basta volgere lo sguardo.
Come Catullo,
Che del glande ne ha fatto
La sua casa,
Nell’increato gioco
Che del lago la penetrazione
Ha scritto del Benaco la storia,
La virilità della penisola
Mi appartiene.
E tra le braccia dorate dell’aurora,
O infuocate del tramonto,
Tra gabbiani in amore
Vessilli che nell’aria svettano,
Valerio ed io,
A Lesbia
Cantiamo una canzone.

Perseveranza.

Perseveranza è in se’
L’ombra che furtivamente tampina
Ogni mio passo,
Un estrinseco arcano
Il mio se’ a terra proietta,
Perche’ al mondo esteriore
Tangibile sia.
Cammino e muove a parola,
Mi fermo ed un’immagine fissa
La sua eco riflette
Sull’asfalto stagliata.

La sera.

Arrotolate le reti
Sanno di pesce
Ma il pesce non c’è,
Asciugano al sole.
Un fil di fumo
Dalla pipa
Sopra il capo si fa nube
E panzuta e obesa
Del pescatore l’ombra
Sulla spiaggia riposa.
Barche alla fonda
il pomeriggio cammina,
Al giro di boa
S’ accenderanno le lampare.

Foss’anche dolore.

Foss’anche dolore
la grida che sale dai pruni lontani
sino al mio giardino
lascerei cantare le mie rose
E non chinerei la testa
al ruggito dei potenti:
Un cuore gentile profonde dignità
E a nulla gli valgono echi sguaiati
Di putridi lignaggi altisonanti.

Salo’.

Incatenati in un abbraccio
Incorniciano la baia
I monti a Salo’,
Il sole strisciando la penetra
Sul lago tracciando la sua scia

Ai bagliori dorati
che le tenebre percuotono
Spontanea si alza un’orazione.
E’ un’altare all’alba la riva,
questo tutto
La mia chiesa.

Ti muovi.


Ti muovi
e ti muovi
ancora
nell’inerzia
Dell’onda
Infranta
Dall’urto
Dell’ultimo
Affondo.
E’
Sovrana
La pace.
Istanti
D’eterno,
sospesi
Nell’umido
Tempo
Di umori
Bagnato,
Narrano
La vita
Nello statico
Abbandono
Mentre
Ancor
Ti muovi.

Albufera.

Ricordo di Albufera
Le spiagge di gioventù
A Valencia
E di ogni granello di sabbia
La passione,
Che d’erotismo trasuda.
Amavo a quel tempo l’amore
E di Spagna l’incarnato spirito
Nel sorriso d’un volto di sera,
Così come la nudità del mio vestire
Nel nudo incedere
D’un vissuto senza maschera.
Ebbe un nome la libertà
ma fu soltanto breve parentesi.

Bagnarsi d’autunno

I tumulti dell’animo
Come rondini
Rabbiosamente garriscono
Sul finire dell’estate.
Un’altra stagione,
Tempo di migrazione
O incupirsi d’umori.
Di tanta umidità
Muoiono i buoni sentimenti
E non sarà un letargico sonno
A lenirne gli effetti.
Dal profondo
L’urlo di una voglia di sole:
Ma quant’e’ triste bagnarsi d’autunno?

Capriolo

Di terra natia
Il sapore di questo lido
All’ombra del castello.
Guariscono e nascono
Affanni al ricordo,
Del mio tempo,
L’infanzia fu magica parentesi.
E’ la porta del mondo
Capriolo,
Oltre la porta
Le note elevano ad un canto
E mille cartoline danzano
Al sole d’ottobre.
La quiete cala sul mio cuore
Oltrepassando quella soglia.

Attesa

Mi tocca la spalla
Il mio tempo,
Qui,
Tra canne addormentate
E la placida logorrea del lago
Che conversa con la luna.
Un battito d’ali
E la mia vita dipana
Di anni il suo viaggio.
Poi, sempre qui,
Ad attendere domani
Al freddo della notte
Il tempo di dormire.