Si leva e tramonta il sole
All’orizzonte di Sirmione.
Da levante a ponente,
Basta volgere lo sguardo.
Come Catullo,
Che del glande ne ha fatto
La sua casa,
Nell’increato gioco
Che del lago la penetrazione
Ha scritto del Benaco la storia,
La virilità della penisola
Mi appartiene.
E tra le braccia dorate dell’aurora,
O infuocate del tramonto,
Tra gabbiani in amore
Vessilli che nell’aria svettano,
Valerio ed io,
A Lesbia
Cantiamo una canzone.
Perseveranza.
La sera.
Foss’anche dolore.
Salo’.
Ti muovi.
Albufera.
Ricordo di Albufera
Le spiagge di gioventù
A Valencia
E di ogni granello di sabbia
La passione,
Che d’erotismo trasuda.
Amavo a quel tempo l’amore
E di Spagna l’incarnato spirito
Nel sorriso d’un volto di sera,
Così come la nudità del mio vestire
Nel nudo incedere
D’un vissuto senza maschera.
Ebbe un nome la libertà
ma fu soltanto breve parentesi.
Bagnarsi d’autunno
I tumulti dell’animo
Come rondini
Rabbiosamente garriscono
Sul finire dell’estate.
Un’altra stagione,
Tempo di migrazione
O incupirsi d’umori.
Di tanta umidità
Muoiono i buoni sentimenti
E non sarà un letargico sonno
A lenirne gli effetti.
Dal profondo
L’urlo di una voglia di sole:
Ma quant’e’ triste bagnarsi d’autunno?
Capriolo
Di terra natia
Il sapore di questo lido
All’ombra del castello.
Guariscono e nascono
Affanni al ricordo,
Del mio tempo,
L’infanzia fu magica parentesi.
E’ la porta del mondo
Capriolo,
Oltre la porta
Le note elevano ad un canto
E mille cartoline danzano
Al sole d’ottobre.
La quiete cala sul mio cuore
Oltrepassando quella soglia.