Del luogo, il segreto.

Non incontro gli amici
In questo luogo segreto,
Magari un amore,
O piccoli gesti
Che soddisfazione arrecano
Ad istintivi turbamenti
Da lussuriosi pensieri insorti.
Un morbido letto
Di foglie d’autunno,
Colorate ed odorose,
L’ansimar leggero
Dell’amante accoglie
All’auscultare attento
Dello spirito del lago.

E cala il tramonto
Sulla libertina alcova
Alle tenebre cedendo
Del lago il segreto.

Ma quale sacrilegio?

Cingimi l’anima
O tenera vestale
E del sacro fuoco
Portami all’altare.

Consumerò l’ardore
E la mia foga placherò
Dal favo suggendo l’amato miele
All’ombra del tuo petto.

Sacrilegio, sacrilegio.
Ma quale sacrilegio?

Contrappunto.

Anemico e sonnolento
Verso sera il sole s’avvia
E l’infreddolito sguardo
Di Novembre la bruma declina.
Dietro le gote
Il freddo la stanchezza riflette,
L’autunno è un’ossessione.
E al sibilo di vento
Che il mio disappunto eccita,
Un canto d’amore contrappongo,
Nel placido silenzio dove vivono i ricordi.

Rendez-vous.

Di una sigaretta il fumo
Nell’occhi è nebbia
Che il lago nasconde.
Un soffio di vento
Da un ramo di platano
Dondolando avanza,
Il fumo scostando
Come domestica tendina.

Parla il platano
Ed il Benaco risponde
la luna silente sorride.
E la sua voglia la carne grida
Di due mani a fior di pelle
In un languido rendez-vous
Che il ribollir di sentimenti
I sensi desta.

L’intesa.

In un francobollo di lago
L’animo si perde
E d’assoluta libertà m’ammanto.

Di baie e di porti
E canneti
I colori ho nell’occhi
E bianche piume
Mi sfiorano i capelli.

Uno spruzzo birichino
Del Benaco il saluto
Mi porge
E con un cenno del capo
L’intesa nel giorno si porta.

Tanto lontana è l’estate.

Dal cielo uno spicchio di luna
Il mio spirito pasce
Al fremito d’amore
Che nelle vene mi scorre.
Il brontolio della città
Alle spalle ho lasciato
Per un eremo d’acqua,
E di bosco,
Ancestrale placenta
Che Dio ha benedetto.
Una mano alla fronte passo
E da gravidi pensieri
Inghiottire mi lascio.
Vorrei essere nudo
In questa nitida notte,
Ma è tanto lontana
L’estate…

Lacrima d’amore.

Il freddo pungente
La mia pelle ferisce
Ma, dolci ed amate rive,
La mia devozione
Anche oggi vi porto.
Giannizzero solitario
Uno scoglio guarda il lago
Ed uno sguardo d’intesa
Sulla battigia rimbalza
Mentre dagl’occhi fluisce
Salino un umore,
Una lacrima d’amore.

Io e te. Dentro il silenzio.

L’aria è umida,
Vi cammino dentro,
E le nostre giacche
Al nostro silenzio
Non chiudono la bocca.

È padrone di noi
Questo silenzio,
Come vascello veleggia
Dalla penisola di Sirmione
Alle mani intrecciate.

Silenzio che corre,
Che tace il nostro tormento.

Estate di S. Martino.

Cavalca sulle ali dell’ autunno
L’ estate di S. Martino.
Ai rami
Del mantello la carezza,
Degli affanni
Una tenera compassione.
Passa sull’onda
Una Persefone piumata
E, come a primavera,
Quando al passaggio
Di fiori sorridono i prati,
Il Benaco si compiace.
Di calde piume come mantello
E e del tiepido sole la candida ilarità

Pulsione.

Vuota la spiaggia
La carne al lago chiama,
Al sensuale bagnasciuga
Che di schiuma ricopre.

E mentre il tempo dell’irrazionale
Lungo le ore si dipana
Di un soleggiato giorno,
D’amore una pulsione
Ai sensi preme.